Chiuse con tempismo le operazioni di monitoraggio di cui anche noi di Aspettare stanca eravamo incaricate nel quadro del Global Media Monitoring Project sulla rappresentazione delle donne nei Media in una giornata del mese di novembre. E già dai primi dati che abbiamo rilevato appaiono cose molto interessanti. WACC di Toronto e MMA di Johannesburg, che coordinano il progetto su 110 paesi, aveva anticipato i tempi per avere i risultati preliminari da presentare a Marzo nel corso dei lavori della Commission on Status of Women dell’ONU (verifica degli avanzamenti della Dichiarazione di Pechino e della Piattaforma d’azione del 1995), e poi al meeting ONU Millennium Development Goals a settembre 2010. Già da questa prima analisi della stampa sono emerse alcune cose che mi hanno colpito. Spesso le (poche) giornaliste donne perdono occasioni ottime per parlare di questioni di genere o per dare un taglio di genere. In tutti gli articoli schedati c’è n’è uno solo scritto da una donna con un preciso e attivo taglio di questo tipo. Le notizie che vedono le donne centrali sono veramente poche. La maggior conferma generalizzata degli stereotipi è un fiume di articoli dove gli uomini si fanno i fatti loro, si scontrano, si accordano, ecc. Le donne appaiono bene e autorevolmente quando sono effettivamente arrivate a ruoli significativi, quando ancora non lo sono possono venir squalificate (per es. Lady Ashton, candidata al ruolo di Ministro degli Esteri UE). Nella cronaca, un equilibrio di genere viene fuori grazie agli effettivi comportamenti delle donne coinvolte nella storia (vedi il caso dei video hard fatti da un professore poi denunciato dalle studentesse). Le immagini di donne e spesso anche alcune sfumature dei loro comportamenti riportati sembrano accennare a un tipo di leadership in parte nuova, ma ciò è vero in specie per donne estere. In questi casi credo che bisognerebbe evitare di vedere queste differenze come meri stereotipi riproposti dai media: forse invece c’è qualcosa che le donne portano nelle situazioni con un proprio stile. Su questo ci sono state accese discussioni fra noi rilevatrici: mettere una foto di una donna leader politico sorridente tra la folla, con aria semplice, è una diminutio, o appunto uno stile diverso da quello dei signori impettiti dietro scrivanie, con rolex e poltroncine di lusso? Ma per considerazioni più fondate bisognerà aspettare i risultati complessivi. Ora con le Coordinatrici Italiane dell’Osservatorio di Pavia e con le altre partecipanti al GMMP Italia (Università La Sapienza, Università di Padova, Università di Pavia, RAI, MEDIASET, TSI, Liceo Scientifico Giordano Bruno, Donne in quota, Università della Calabria, Università Bicocca Milano, Università di Genova e di Bologna, Women in the City, Università Federico II Napoli) programmeremo iniziative per far conoscere il Progetto e soprattutto per far sì che abbia delle ricadute utili e efficaci con la collaborazione di tutte, coinvolte e non nella sua realizzazione, e con coloro che si sono rese disponibili per la fase di diffusione dei risultati. La nostra Associazione ha offerto a varie persone, che avevano saputo tardi dell’iniziativa, la possibilità di partecipare, e ha così usufruito a sua volta del loro contributo. Al monitoraggio di organi di stampa che ci era assegnato hanno così lavorato, col mio coordinamento e supervisione, col contributo della nostra socia Agnese Canevari e la collaborazione della Prof. Laura Silvestri, Presidente CPO Università Roma 2, anche di Daniela Cascone, Annalisa Castaldo, Barbara Gigante, Cristina Michelini, Graziella Rivitti, Cristina Sanna e Barbara Todaro, che riceveranno un certificato ufficiale della loro attività. A tutte va un sentito ringraziamento.
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