“Aspettare stanca”, allora celebriamo qualche vera novità. Un anno fa la Mc Kinsey and Co aveva presentato a Milano una ricerca europea sui risultati economici delle aziende con donne nei Consigli di Amministrazione: le aziende con più donne ai vertici hanno risultati in Borsa superiori del 70 %, un margine operativo quasi doppio e un rendimento superiore del 10 % rispetto alle aziende con top compattamente maschili. Una enormità! Ma un anno fa era stata una notiziola uscita sui giornali economici che aveva avuto come sempre breve vita. A gennaio 2010 però qualcosa di nuovo accadrà: partirà un fondo di investimento dedicato esclusivamente a aziende e gruppi che abbiano donne nei CdA, il Women’s Leadership Fund (gestito dalla Naissance Capital di Zurigo). Tra le promotrici alcune donne eccellenti (Jenny Shepley, ex premier in Nuova Zelanda, Cherie Blair, Kim Campbell, già premier canadese nel ’93) e vari investitori di grande calibro.
Intanto a novembre in Italia la Professional Women Association (PWA) ha presentato una selezione di 72 donne adatte a sedere in CDA fatta dall’Università Bocconi e da società di executive research. Il nostro Parlamento sta dicutendo proposte di legge per riserve di posto. Staremo a vedere, magari sarebbe bene sostenere questa buona prassi di valorizzazione di competenze delle donne. L’Italia è quart’ultima su 32 paesi sotto questo profilo, e ciò fa parte di un panorama generale non molto dinamico.
Non è chiaro se sono le donne in sé a essere più brave; o se invece le donne possono arrivare nei CdA solo nelle aziende realmente più dinamiche e innovative rispetto a quelle conservatrici e magari anche misogine. Probabilmente sono vere entrambe le cose (non abbiamo la ricerca Mc Kinsey per esteso). Anche perché le donne che oggi arrivano ai vertici nonostante le difficoltà hanno probabilmente una particolare lungimiranza e capacità strategica, e un peculiare mix di grinta e prudenza: tutte qualità che negli ultimi anni sembrano a volte esser mancate nel mondo degli analisti, investitori ecc.
Insomma, una buona notizia a cui brindare a Capodanno.
Rispondi