Breve storia del pannello con i nomi delle donne uccise:
Nell’agosto del del 2007 il programma “W l’Italia in diretta” condotto da
Riccardo Jacona viene trasmesso appunto in diretta dalla Casa Internazionale delle Donne di Roma. Il tema della trasmissione di quella
sera e’ la violenza maschile sulle donne. La redazione del programma
raccoglie i dati sulle donne uccise in Italia dagli uomini tra gennaio
2006 e agosto 2007 e allestisce con i nomi delle 153 morte un pannello,
fissato sul muro del giardino della magnolia, che viene poi ripreso
durante la diretta. Alla fine della serata, quando la troupe smonta,
alcune donne della Casa chiedono che il pannello non venga tolto. E
infatti e’ ancora li’, molto fotografato e ripreso da chi viene da fuori
per visitare la Casa. Quel pannello con i nomi delle donne uccise,
paradossalmente, da’ piu’ senso politico e femminista alla Casa nel
ricordo di estranee ed estranei di tanto del nostro lavoro politico che
negli anni e’ stato fatto e ancora facciamo.
Quello che penso io:
Le “morte” oppure “il cimiterino”, come lo chiamano in tante, e’
l’argomento di discussione. Parliamo infatti di quei 153 cartellini,
appiccicati su una tavola di legno a sua volta appiccicata sulla parete
del ristorante che da sul giardino della Casa, indicanti nome e cognome di
donne, la loro eta’, data di morte e relazione che avevano con l’uomo che
le ha uccise. In 20 mesi, 153 donne uccise da un uomo in Italia per i piu’
svariati motivi. Pazzesco. A me e’ caro quel “cimiterino” , mi rattrista,
certo, ma mi da forza al tempo stesso, e’ un doloroso promemoria del
motivo, forse il motivo principale, che mi porta a venire ogni giorno alla
Casa. Qualcuna vorrebbe rimuovere quei cartelli, io non solo li terrei ma
li aggiornerei con le purtroppo sanguinose cifre che si sono aggiunte
negli anni seguenti, con i nomi di tutte le donne uccise da un uomo in
Italia nel 2007, 2008, 2009 e 2010.
Chissa’ perche’ quando la violenza e la malvagita’ dei maschi, e quindi
del patriarcato, viene documentata, mostrata e dimostrata a certe donne,
in loro scatta un inconscio meccanismo di rifiuto. Le cose che dimostrano
questa violenza e questa malvagita’ sono per loro tristi, funeree, non
femminili, quindi non possono stare fra le donne. Ti dicono magari “basta
essere vittime, siamo protagoniste!”. Giusto, sono d’accordo anche io, ma
andatelo intanto a raccontare a tutte quelle donne morte ammazzate dal
figlio, dal padre, dal marito, dal fidanzato, dall’ex o da uno
sconosciuto. La verita’ e’ che per alcune sollevare il velo su questo
orrore millenario e purtroppo mormale nella nostra vita equivale a gettare
un’ombra di sospetto e diffidenza anche sui loro “maschi buoni”, i “maschi
buoni” che hanno accanto. I loro figli, i loro compagni, fratelli, amici,
colleghi, maschi anch’essi ma buoni perche’ salvati, mondati, purificati
dal loro amore di donne. Quindi maschi diversi dagli altri “maschi
cattivi”, quelli che uccidono e arrivano ad interpretare il concetto di
proprieta’ del corpo delle donne fino a togliere la vita a quei corpi che,
ricordiamocelo, sono solo corpi e non persone. Anche noi siamo donne ma
diverse, no? Quelle che hanno il nome su quei cartellini, ad esempio, sono
corpi senza ormai piu’ vita, corpi sfortunati, donne sfortunate che hanno
incontrato dei maschi cattivi. Ma gli uomini, i maschi, non sono tutti
cosi’, tant’e’ che noi, che pure siamo donne come quelle sui cartellini,
non subiremo la stessa sfortunata sorte, perche’ i nostri maschi sono
buoni. Mi chiedo se Anita Vergouts , anni 43, uccisa a martellate dal
marito (come indica il cartellino sul pannello…e ce n’e’ pure un’altra
di 51 anni uccisa a martellate dal marito!), si fosse mai posta questo
problema prima di quel giorno. Per molto tempo la povera donna (povera
perche’ e’ morta) avra’ probabilmente pensato che i maschi cattivi erano
altri, non certo l’uomo che aveva sposato e accanto a cui dormiva ogni
notte. Intendiamoci, madri e mogli sanno essere davvero insopportabili a
volte e quel marito, chissa’, magari era davvero esasperato. E’ questione
di punti di vista immagino. Per me quei 153 nomi di donne sono appunto
donne, non cose morte e non mi fanno paura ne’ angoscia. Sono parte della
mia storia di donna e questa storia non la voglio dimenticare. Credo che
molte di noi si arrabbierebbero se levassero i nomi dei deportati dal muro
della sinagoga di Roma, i nomi delle vittime dalla lapide delle Fosse
Ardeatine, quelli dei partigiani uccisi, dei caduti in guerra e cosi’ via.
Certo, rimuovere la memoria delle cose brutte o tristi spesso aiuta ad
andare avanti, in questo caso invece temo ci porterebbe indietro, come
donne e come femministe. Va bene mettere i nomi delle donne capo di stato
ma non al posto di quelle uccise dagli uomini. Io voglio ricordare tutto
della storia delle donne, il bello e il brutto. Troppe cose nella storia
di noi donne sono state cancellate nel corso dei millenni dagli uomini e
con le piu’ diverse scuse. Dobbiamo farlo anche noi per forza?> Date: Thu, 30 Sep 2010 12:18:18 -0500
> Subject: Il pannello con le “morte” alla Casa – pensieri vari
> From: info@controviolenzadonne.org laura de micheli
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