Roma, 3 mar – Si avanza sulla strada dell’intesa con il governo sul ddl sulle quote rosa nei CDA delle società quotate ed a partecipazione pubblica, all’esame della commissione Finanze del Senato. In mattinata si e’ messa a punto la mediazione sullo scoglio delle sanzioni previste in caso di inadempienza all’obbligo di arrivare entro un certo periodo di tempo (e con quote intermedie) ad assegnare il 30% dei posti in consiglio e nei collegi sindacali alle donne. Il punto d’incontro si e’ raggiunto sulla formulazione che prevede dapprima una diffida, seguita entro 4 mesi da una sanzione pecuniaria (da 100 mila euro a un milione per i CDA e da 20 mila a 200 mila euro per i collegi sindacali) che la Consob dovrà comminare alle società inadempienti. In caso di ulteriore inadempienza e’ prevista una nuova diffida e, dopo 3 mesi, la decadenza dell’organismo. Tali sanzioni si intendono applicabili per ciascuna fase di applicazione della legge. Inizialmente il governo era contrario alla decadenza, che pure era prevista in via immediata dal testo unico approvato dalla Camera.
La mediazione con le posizioni dell’esecutivo era già stata raggiunta invece sul versante delle società a partecipazione pubblica, per cui si prevede di demandare al governo la predisposizione di un regolamento entro 2 mesi dal’approvazione della legge, per stabilire le modalità della vigilanza, che non può essere appaltata alla Consob, cui rispondono le società quotate. Su questa proposta, formulata in un subemendamento della relatrice, Maria Ida
Germontani, come tutte le altre proposte di modifica, dovrà esprimersi la commissione Affari costituzionali, martedì mattina. (8 marzo).
E’ per questo che il perfezionamento del provvedimento da parte della commissione Finanze e’ atteso per martedì pomeriggio, quando dovrebbe essere sciolto anche l’ultimo, benché centrale, nodo della gradualità dell’applicazione delle quote. Il governo in proposito aveva assunto una posizione oltremodo ‘morbida’ prevedendo di dover raggiungere il tetto del 30% entro 3 badati dei CDA, ovvero entro il 2018, con una gradualità di presenze pari al 10% nel primo rinnovo, al 20% nel secondo al 30% nel terzo. Un lasso di tempo ritenuto troppo ampio dalla commissione, che lavora in termini assolutamente bipartisan, per la stessa credibilità
del provvedimento. La mediazione proposta dalla relatrice era di arrivare a regime entro due mandati, cioè entro il 2015, con un primo ‘step’ al 20% di presenze ‘rosa’ per il primo
mandato.
L’ulteriore mediazione potrebbe riguardare l’entrata in vigore della legge, fissata dal testo unico approvato alla Camera in sei mesi dal via libera definitivo del provvedimento, mentre si potrebbe anche portare a 12 mesi, in cambio di un accordo sui due mandati complessivi per
l’entrata in regime della norma.
Resta fermo il proposito di giungere all’approvazione del ddl la prossima settimana, in modo da far coincidere questa rivoluzione per le donne nel mondo del lavoro proprio a ridosso della festa dell’8 marzo: si discute ancora se l’ok definitivo giungerà direttamente in commissione, chiedendo alla presidenza del Senato la sede deliberante, oppure, come si insiste da più parti, in particolare nella maggioranza, prevedendo comunque un momento celebrativo” in Aula, ad
esempio con la richiesta della sede redigente per la commissione oppure seguendo il normale iter. Il presidente del Senato, Renato Schifani, che molto si e’ speso per agevolare l’iter di questo provvedimento a sostegno delle donne, ne sarebbe molto soddisfatto.
njb/sam/lv
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