In Sicilia bocciata la doppia preferenza

Un articolo su L’Altro Quotidiano.it

Elisa Di Salvatore

 

LA BATTAGLIA DELLE DONNE NELL’ASSEMBLEA REGIONALE SICILIANA – Un’Assemblea Regionale, quella siciliana composta quasi interamente da uomini (solo 3 donne su 90 eletti) che boccia a scrutinio segreto, con 38 si e 28 no, l’emendamento alla legge elettorale in esame sulla doppia preferenza (un criterio che permette di votare 2 candidati, purché di sesso diverso), proietta un’immagine arcaica, medievale, immobile di questo Paese. E’ come se il 13 febbraio le piazze d’Italia e nel mondo non fossero state inondate da una marea di donne al colmo dell’indignazione che hanno urlato: Basta! Basta, ad una condizione delle donne da Terzo Mondo! Basta, ad una riproposizione dell’immagine femminile ridotta a “solo corpo” da mostrare, esibire o usare come oggetto di scambio! Basta coi record negativi riguardo alle donne che pongono l’Italia in fondo a tutte le classifiche europee, da farla diventare un “caso” recentemente analizzato a New York alla Conferenza Internazionale “Women in the World 2011” insieme a Paesi come Iran, Cambogia, Egitto e Arabia Saudita che hanno una condizione della donna arretrata, ma non sono membri del G8 e dell’UE, come l’Italia. Proprio da quelle Piazze le Siciliane hanno ricevuto la forza per presentare l’emendamento della “doppia preferenza”, principio dichiarato legittimo dalle Consulta solo un anno fa e adottato in Campania alle scorse amministrative e che ha fatto eleggere una percentuale di donne (25%) superiore a quelle registrate nelle altre Regioni.

Le deputate regionali avevano lavorato bene, ottenuto l’appoggio di tutti i capigruppo e del governatore Raffaele Lombardo, ma in aula si sono scontrate con le resistenze di quella maggioranza trasversale, fatta di uomini, che nulla vuole cedere dei suoi privilegi Viene proposto il voto segreto, accolto a maggioranza e che basta a bocciare l’emendamento scatenando così le proteste, la rabbia e la delusione delle tante donne presenti. Un atto vile e sconcio di chi non vuole che cambi nulla.

Ma le tre deputate Raia (PD) Adamo (Udc) e Caronia (PdL) indomite dichiarano di pensare già ad un ddl di iniziativa popolare. La battaglia è solo all’inizio e non è isolata. Questo principio che non riserva “quote” alle donne ma offre la scelta di votare uno o due candidati può servire ad incrinare il monopolio del potere maschile ed aprire ad “una democrazia paritaria” che porti più donne nelle cariche elettive a tutti i livelli, anche nazionali

E per questo obiettivo che da qualche anno opera attivamente, ma in modo invisibile ai media, il gruppo NoireteDonne che ha già incassato il sostegno della ministra Carfagna, principale beneficiaria in Campania del metodo, con più di 50 mila preferenze. Ha inoltre sensibilizzato i/le componenti della Conferenza Stato-Regioni ottenendo l’impegno ad emanare un atto di indirizzo ai presidenti delle Assemblee Elettive per invitarli ad applicare il criterio nelle leggi elettorali in ciascuna Regione. E un atto di moral suasion importante che può essere disatteso. NoireteDonne ha però altre frecce all’arco:come la previsione di tagli ai rimborsi elettorali ai partiti che non eleggeranno un numero congruo di donne. E poi c’è sempre la piazza per protestare, fare sit in o l’occupazione fisica delle sedi istituzionale per prendere visibilità sui media ed esporre al ludibrio globale questo inveterato “maschio italico” che si ostina a voler ricacciare le donne dentro casa.

Elisa Di Salvatore

 

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