1.210.466 firme, raccolte in soli due mesi, uno dei quali era agosto, qualcosa contano.
E hanno contato prima ancora di arrivare in 200 scatoloni con l’effigie del porcellum nel Palazzaccio di Roma che ospita la Corte di Cassazione.
E stanno imprimendo , ancora prima dell’esame di ammissibilità da parte della Corte Costituzionale, un’accelerazione alla crisi politica in atto da tempo.
Il Governo Berlusconi finirà a causa di una legge elettorale che era stata fatta passare come finalizzata ad aumentare la governabilità, cosa non vera come dimostrato da queste due legislature, e disegnata con tutti altri scopi, a partire dallo scippo del diritto a scegliere i propri rappresentanti che il mattarellum con il sistema maggioritario assicurava, non dimentichiamolo, anche senza prevedere preferenze.
La legge del contrappasso porterà alla fine anticipata anche di questa Legislatura.
Esattamente come il Governo Prodi è finito prematuramente a causa della legge elettorale costruita proprio per limitare il successo del centrosinistra: una polpetta avvelenata preparata con grande abilità e, (come abbiamo sentito in questi giorni dalla viva voce ministro Calderoli), per venire incontro anche alle richieste di Casini e Fini.
Non stupiscono, perché questi Governanti e questi politici ci hanno abituato a cose ben più gravi e a dichiarazioni e comportamenti ancora più incongruenti e contraddittori, gli annunci nei giorni scorsi da varie tribune del serafico segretario del PDL che il suo partito vuole una legge che eviti un Parlamento di nominati, come se il Governo che aveva voluto una riforma elettorale in prossimità della fine della legislatura non avesse avuto come Presidente del Consiglio Berlusconi. Né stupiscono i commenti del Ministro dell’Interno Maroni, che sembra dimenticare che lo stesso padre della legge, il leghista Calderoli, l’aveva definita una porcata.
Stupisce, invece, che non si ricordi il colpo che la porcata ha inferto al regime parlamentare così come disegnato dai nostri costituenti.
Un colpo non mortale grazie al giubbotto antiproiettile della costituzione rigida, ma che a livello di comunicazione è stato ed è tuttora fatto passare come l’introduzione dell’elezione diretta del premier riecheggiata nelle parole dell’ex ministro della Giustizia.
Andiamo a rileggere il comma 3 dell’articolo 14-bis del Decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957 e successive modifiche, prevede:
“Contestualmente al deposito del contrassegno di cui all’articolo 14, i partiti o i gruppi politici organizzati che si candidano a governare depositano il programma elettorale nel quale dichiarano il nome e cognome della persona da loro indicata come capo della forza politica. I partiti o i gruppi politici organizzati tra loro collegati in coalizione che si candidano a governare depositano un unico programma elettorale nel quale dichiarano il nome e cognome della persona da loro indicata come unico capo della coalizione. Restano ferme le prerogative spettanti al Presidente della Repubblica previste dall’articolo 92, secondo comma, della Costituzione .”
Quindi, proprio se vogliamo andare incontro alle tesi populiste del PDL, ma interpretando in maniera più corretta la norma, il popolo ha eletto il capo di una coalizione che si è presentato alle urne appoggiato da PDL, Lega e Alleanza. per il Sud. E si è impegnato ad attuare un programma formalmente depositato, insieme col contrassegno, presso il MInistero dell’Interno.
Chi voleva con la porcata ferire a morte il regime parlamentare, chi aveva disegnato un contesto politico a propria misura, si trova delegittimato proprio per quanto è successo in quel parlamento, costretto com’è, a capo di una coalizione che non esiste più, a rimpiazzare i voti persi distribuendo cariche e incarichi a parlamentari eletti sotto contrassegni, liste, programmi, capi di coalizione a lui contrapposti.
E stendiamo un velo pietoso sulla fine che ha fatto il programma della coalizione che adesso non c’è più.
Evidentemente questa legge elettorale non funziona, non solo perché ha scippato all’elettorato il diritto di eleggere i propri rappresentanti, ma anche perché ha raccontato all’intero Paese una favoletta, che ora è arrivata all’amaro finale.
Ci vorrebbe ben altro per migliorarla che aggiungere le preferenze! Anche se fosse la doppia preferenza di genere per la quale la ministra Carfagna ha presentato un apposito Disegno di legge, che riguarda però solo le elezioni amministrative, e giace in un Parlamento in tutt’altre faccende affaccendato.
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