Quando saremo chiamati alle urne per eleggere il nuovo Parlamento, il valore delle croci che metteremo o decideremo di non mettere sulle schede di noi modesti elettori ed elettrici, dipenderanno solo in parte dalle nostre decisioni e in misura maggiore dalla legge elettorale, quella nuova (se sarà approvata, come sembra ormai intenzione dei partiti che sostengono il Governo Monti) o l’attuale.
Con la porcata 1 ci è stato scippato il diritto di scegliere i nostri rappresentanti in Parlamento, con le note nefaste conseguenze. I partiti dell’attuale anomala maggioranza promettono una nuova legge che dovrebbe eliminare questa ferita inferta alla nostra democrazia, anche se ancora non c’è accordo sul sistema da adottare.
Meno si discute dell’altro deficit democratico del nostro sistema parlamentare, che non è dotato di norme che garantiscano una presenza di donne proporzionate alla loro presenza nella società. Questa circostanza, più volte evidenziata anche dall’Accordo comune per la democrazia paritaria, non stupisce perché tutti uomini sono sia i cosiddetti “sherpa”, che il 29 agosto renderanno noto il risultato del loro lavoro estivo, sia il Comitato ristretto della Prima Commissione Affari Costituzionali del Senato, che l’esaminerà in prima battuta.
Il dibattito è invece acceso e i mass media prestano attenzione al primo punto: come restituire agli elettori (e alle elettrici) il diritto di scelta dei parlamentari nonché sui criteri per assegnare il premio di maggioranza, che determineranno oppure no un Parlamento con una maggioranza determinata dal voto.
Da segnalare le interviste a quattro politologi, Roberto D’Alimonte, Antonio Agosta, Piergiorgio Corbetta e Paolo Seganti (anche questi tutti uomini!), pubblicate su Repubblica il 26 agosto.[1]
E quanto scrive oggi Libertà e Giustizia. [2]
A proposito del premio di maggioranza il 23 agosto Repubblica pubblicava la tesi di Rosy Bindi, alla quale in questi giorni fa eco Pierluigi Bersani dalla festa nazionale del PD.[3]
Anche per quanto riguarda le pressioni per il maggioritario versus preferenze, evidentemente il PD si fa portavoce delle istanze formalizzate l’anno scorso nelle 1.210.466 firme, raccolte in soli due mesi, uno dei quali era agosto, per il ritorno al cosiddetto “mattarellum”.
Con la porcata i futuri parlamentari (uomini e donne) sono decisi preventivamente dai partiti, attraverso l’ordine attribuito in lista e le decisioni nei subentri da parte di chi risulta eletto in più circoscrizioni.
Comunque varrebbe pur sempre la pena di votare, perché dalle urne dipende quale forza politica avrà la maggioranza dei seggi alla Camera e al Senato e di conseguenza a quale leader sarà affidato il futuro Governo. Non votare concorrerebbe a far prevalere le scelte di voto degli elettori di chi si trova su posizioni politiche più distanti dalle nostre, in parole povere.
Il Governo Berlusconi, come era prevedibile, esattamente come il Governo Prodi, è finito prematuramente a causa della legge elettorale costruita per limitare il successo del centrosinistra: una polpetta avvelenata preparata con grande abilità, che era stata fatta passare come finalizzata alla governabilità eda al sistema maggioritario. In realtà una legge disegnata con tutti altri scopi, a partire dallo scippo del diritto dell’elettorato a scegliere i propri rappresentanti che il mattarellum con il sistema maggioritario assicurava, non dimentichiamolo, anche senza prevedere preferenze.
Un’altra legge, quella del contrappasso ha portato alla fine anticipata anche di questa Legislatura,[4] ci pensino gli “architetti” della riforma di cui si discute, potrebbe anche questa trasformarsi in un boomerang, ma si vedrà quando la conosceremo. .
Chi voleva con la porcata ferire a morte il regime parlamentare, chi aveva disegnato un contesto politico a propria misura, è stato delegittimato proprio per quanto è successo in quel parlamento, costretto com’è stato, a capo di una coalizione che non esisteva più, ad arrendersi dopo aver tentato di rimpiazzare i voti persi distribuendo cariche e incarichi a parlamentari eletti sotto contrassegni, liste, programmi, capi di coalizione a lui contrapposti.
E stendiamo un velo pietoso sulla valenza dei programmi….
Evidentemente questa legge elettorale non funziona, non solo perché ha scippato all’elettorato il diritto di eleggere i propri rappresentanti, ma anche perché ha raccontato all’intero Paese una favoletta, che ora è arrivata all’amaro finale.
Ci vorrebbe ben altro per migliorarla che aggiungere le preferenze! Anche se fosse la doppia preferenza di genere per la quale si è impegnò la ministra Carfagna con un apposito Disegno di legge per le elezioni comunali, che, approvato con modifiche dalla Camera, giace in un Senato in tutt’altre faccende affaccendato.
28 agosto 2012 rosanna.oliva@aspettarestanca.it
[1] https://aspettarestanca.wordpress.com/2012/07/29/dal-porcellum-1-al-porcellum-2-al-peggio-non-ce-mai-fine/
[3] 23 Agosto 2012 «I cittadini devono sapere che alleanza governerà»
di Alessandra Longo – da La Repubblica
La voce di Rosy Bindi arriva come una eco dalla montagna dove sta trascorrendo le vacanze: «Lei mi chiede se siamo in dirittura d’arrivo con la legge elettorale. È vero che sono assente da qualche giorno ma non mi risulta che abbiamo rinunciato al premio di coalizione. La nostra disponibilità per trovare un accordo è piena e totale sin dal primo giorno. Guardiamo a qualsiasi segnale arrivi dall’altra parte. Ma questo non significa che abbiamo archiviato l’idea del premio di coalizione. Non tutti i punti critici sono stati superati. Chi spinge per una legge fintamente maggioritaria (perché il premio di maggioranza al primo partito questo in fondo sarebbe) forse immagina il primo partito artefice di una Grande Coalizione».
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