Il tema della riforma elettorale, urgente, necessaria e non più procrastinabile, si presenta oggi molto complesso. Quando affrontiamo il nodo di una riforma elettorale che restituisca ai cittadini e alle cittadine la possibilità di esercizio del voto in senso pienamente democratico, non possiamo non tenere in conto le particolari condizioni della situazione attuale: la precarietà e conflittualità del panorama politico, la debolezza del sistema dei partiti, l’eccezionale situazione di governo (larghe intese).
La questione si intreccia, dunque, con il dibattito attuale sulla forma di governo e sulle riforme costituzionali, quali condizioni per il percorso di uscita dalla crisi politica, economica e sociale del Paese.
I richiami del Capo dello Stato alle forze politiche sono pressoché quotidiani e diventano tanto più urgenti in previsione della pronuncia della Corte Costituzionale.
Basta rileggere le parole del discorso in occasione del giuramento alle Camere:
Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale del 2005. Ancora pochi giorni fa, il Presidente Gallo ha dovuto ricordare come sia rimasta ignorata la raccomandazione della Corte Costituzionale a rivedere in particolare la norma relativa all’attribuzione di un premio di maggioranza senza che sia raggiunta una soglia minima di voti o di seggi
La mancata revisione di quella legge ha prodotto una gara accanita per la conquista, sul filo del rasoio, di quell’abnorme premio, il cui vincitore ha finito per non riuscire a governare una simile sovra-rappresentanza in Parlamento. Ed è un fatto, non certo imprevedibile, che quella legge ha provocato un risultato elettorale di difficile governabilità, e suscitato nuovamente frustrazione tra i cittadini per non aver potuto scegliere gli eletti.
Da anni, le studiose e le associazioni di donne, pongono il tema legge elettorale, quale strumento di realizzazione di una democrazia pienamente matura e inclusiva, in senso paritario. A nostro avviso, infatti, non si può prescindere dalle garanzie della piena partecipazione delle donne ai processi decisionali.
Perché il problema sia affrontato e si trovino soluzioni, è necessario che la scarsa rappresentanza femminile nei luoghi decisionali della politica sia assunto come un problema reale della democrazia, divenendo una delle istanze del dibattito pubblico, di cui invece è spesso un aspetto solo marginale.
Dal discorso del Capo dello Stato, 8 marzo 2013
“Il livello di uguaglianza tra i sessi è un indicatore, un termometro del grado di civiltà di una nazione…..
Ma anche oggi in Italia, dove la condizione delle donne non è certo comparabile al passato, resta ancora molto da fare.”
La situazione è indubbiamente migliorata nelle ultime elezioni nazionali, grazie alle scelte autonome dei partiti politici (le donne elette alle Camere hanno superato la soglia del 30%), ma anche nell’ultima tornata delle elezioni amministrative, grazie alla doppia preferenza di genere. Si parla di “onda rosa del voto di genere”.
Tuttavia i progressi sono insufficienti se assumiamo il principio della democrazia paritaria.
La democrazia paritaria e il ruolo dell’associazionismo
Il programma del Convegno consente un breve excursus storico dal 2006 ad oggi: dalle proposte di Aspettare stanca e del Laboratorio 50e50 della Casa Internazionale delle donne, alla proposta di legge di iniziativa popolare “50e50 Ovunque si decide” dell’UDI, fino all’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria, sottoscritto da oltre 50 associazioni nazionali
Grazie alle donne dell’associazionismo, in questi ultimi anni sono stati realizzati:
– proposte tecniche di intervento sulle leggi elettorali ai diversi livelli in materia di norme di genere
– monitoraggio e analisi di genere dei risultati elettorali
– iniziative di sostegno alla doppia preferenza di genere
– monitoraggio costante del dibattito parlamentare
– attività di pressione sulle forze politiche e sulle commissioni parlamentari
– interventi in giudizio per le giunte paritarie
Alcuni passi avanti
Indubbiamente negli ultimi anni sono stati realizzati alcuni progressi sul cammino verso la parità, anche grazie al rapporto tra la società civile e le forze politiche, in particolare con le donne elette.
A questo proposito, sono da evidenziare:
– la legge elettorale della regione Campania l.r. 4/2009, che introduce la doppia preferenza di genere
– la l. 120/2011, che prevede le “quote di genere” nei CDA delle società quotate e a partecipazione pubblica
– la l. 215/2012, che introduce norme di genere per le elezioni amministrative (quote di genere pari ad un terzo nella composizione delle liste e la doppia preferenza di genere), per gli esecutivi, per gli statuti, nonché il principio della par condicio di genere.
I risultati delle ultime elezioni amministrative evidenziano un notevole incremento della presenza femminile nelle assemblee comunali (es. Comune di Roma , Brescia…), anche se la possibilità offerta dalla legge di esprimere due preferenze di sesso diverso non è stata sfruttata pienamente.
La prospettiva della democrazia paritaria
La democrazia paritaria concretizza il dettato costituzionale degli artt. 3 e 51:
– è una questione di giustizia e di uguaglianza
– è anche uno strumento di rinnovamento della classe dirigente
– è garanzia di maggiore trasparenza e rispetto della legalità, in quanto le donne hanno minore propensione alla corruzione
– è occasione per introdurre temi e “sguardi” nuovi nell’agenda politica
– pone il tema della valorizzazione del merito e delle competenze
La centralità della legge elettorale
L’equa rappresentanza delle donne (50 e 50) non è solo un problema di ingegneria elettorale. Nessun sistema elettorale può di per sé garantire la realizzazione di una democrazia paritaria. Occorre una pluralità di fattori concomitanti che consentano di raggiungere il risultato: norme ad hoc, assunzione del tema come prioritario da parte dei partiti politici, misure su base volontaristica, democrazia interna, ma anche interventi a tutto campo in materia di politiche di parità.
La riforma delle legge appare oggi non più procrastinabile. Il nostro approccio prevede norme paritarie qualsiasi sia il sistema elettorale di riferimento. Tuttavia siamo consapevoli che un intervento sulla legge elettorale efficace deve essere accompagnato anche da norme ad hoc relative alla legislazione di contorno (es. rimborsi elettorali, par condicio.)
Quale proposta?
Le donne con il loro expertise si inseriscono a pieno titolo nel dibattito politico sulla riforma elettorale.
Si ritiene che non sia accettabile soltanto la messa in sicurezza dell’attuale legge elettorale circa il premio di maggioranza, onde evitare la sentenza sfavorevole della Corte Costituzionale.
Il ventaglio delle proposte in materia elettorale è ampio e le misure da adottarsi non possono prescindere dal sistema elettorale di riferimento.
Come Aspettare Stanca, propendiamo per un sistema maggioritario binominale a doppio turno, con due candidati di genere diverso, che ristabilisce il corretto rapporto tra corpo elettorale e rappresentanti e garantisce una reale rappresentanza paritaria.
E’ anche in grado di garantire, a nostro parere, maggiore stabilità del sistema, minore frammentazione del quadro politico, migliore governabilità, ma anche maggiore garanzia di risultato in termini di equa rappresentanza. A questo proposito, proponiamo che sia presa in considerazione l’ipotesi di adozione del sistema maggioritario.
Perchè “binominale”?
In ciascun collegio ogni lista candida un uomo e una donna che risultano entrambi eletti nel caso di vittoria nel collegio.
Il ticket uomo/donna rappresenta la garanzia di una democrazia paritaria effettiva.
Il diritto di scelta dell’elettore/elettrice è garantito dalla selezione delle candidature tramite primarie regolate per legge e dal raccordo tra rappresentanti e territorio, che inizia con la campagna elettorale e prosegue dopo l’elezione. Anche per tale motivo va inserito il divieto di candidature plurime.
La proposta del maggioritario binominale implica il fatto che debbano essere ridisegnati i collegi
Si tratta di una proposta creativa? Inedita? Pittoresca?
Si può fare. A volte bisogna osare se si vuole produrre il cambiamento.
A questo proposito, possiamo citare l’esempio della Francia: per le elezioni dipartimentali: lo scrutinio maggioritario paritario, voluto dai deputati del PS, è stato adottato recentemente nel quadro del rinnovamento della democrazia locale, nell’ottica della parità e della prossimità, non senza discussioni e notevoli opposizioni.
Perché il maggioritario binominale è preferibile ad altre soluzioni?
Rispetto al sistema maggioritario uninominale:
– la norma per l’equilibrio di genere nel numero totale dei candidati (50 e 50) per ogni circoscrizione garantirebbe la distribuzione paritaria delle candidature, ma permane il rischio di candidature femminili deboli (spesso le donne vengono candidate nei collegi incerti o perdenti).
– la proposta della c.d. “coppia aperta” per ogni collegio (proposta Carlassare), in cui l’elettore/elettrice sceglie, sulla base di un ticket di candidati uomo-donna, o una breve lista, un uomo o una donna, presenta molti aspetti interessanti: restituisce la libertà di scelta da molti invocata come ritorno alle preferenze, induce i/le candidati/e a ricercare consensi anche nei collegi c.d. sicuri cercando un maggiore collegamento con il territorio, tuttavia introduce una competizione interna alla “coppia” che potrebbe essere penalizzante per le donne (generalmente in situazione di svantaggio perché hanno meno risorse economiche, reti più deboli ecc.).
Rispetto al sistema proporzionale,
– generalmente è considerato un sistema elettorale più women friendly. Tuttavia, anche in questo caso, ì risultati in termini di rappresentanza paritaria possono essere perseguiti soltanto se accompagnati da correttivi efficaci, quali la composizione paritaria delle liste, pena l’inammissibilità e, nel caso di preferenze, la doppia preferenza di genere.
– Dal nostro punto di vista, è preferibile un sistema proporzionale con liste bloccate brevi (candidati/e scelti/e con primarie) e obbligo di alternanza, anziché le preferenze, che si prestano maggiormente a pratiche clientelari e di controllo del voto. Da evidenziare che il sistema proporzionale con preferenze (le preferenze sono una peculiarità italiana), invocato spesso come la massima espressione della possibilità di scelta dell’elettore/elettrice, può produrre distorsioni della rappresentanza nei risultati.
Per concludere, la parità nella rappresentanza politica va di pari passo con la parità di genere in tutti i campi. Basta guardare ai paesi nordici, spesso citati ad esempio virtuoso. Per spiegare l‘alta presenza di donne nei luoghi decisionali della politica, dobbiamo considerare che si tratta di Paesi in cui la parità effettiva è già stata raggiunta a livello sociale, culturale ed economico. Sono Paesi in cui vi è un sistema di welfare avanzato in termini di servizi per la famiglia, in cui le responsabilità familiari sono equamente ripartite tra l’uomo e la donna, e l’organizzazione della società e del lavoro tiene conto delle esigenze di conciliazione.
È necessario quindi approntare politiche di parità a 360 gradi.
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