Per cominciare ad ipotizzare il destino in Parlamento della proposta Renzi Berlusconi, presentata come blindata, è bene capire a che punto siamo e di conseguenza cosa potrebbe avvenire nelle prossime settimane.
Ieri (22 gennaio) dopo l’approvazione giorni fa del generico documento concordato tra Renzi e Berlusconi, e approvato dalla Direzione nazionale del PD, il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, Sisto (FI), ha depositato, in qualità di relatore delle proposte già all’esame della Commissione, un proprio “testo unificato”, composto di due articoli, il primo per la riforma delle norme elettorali per la Camera, il secondo relativo al Senato.
Si tratta del testo presentato nelle ore precedenti come frutto delle larghe intese Renzi- Berlusconi, sottoscritto successivamente anche dal NCD, quindi da due partiti governativi e uno dell’opposizione.
La differenza rispetto ad un ipotetico testo concordato con i partiti che sostengono il Governo non è di poco conto e non è difficile prevedere una pioggia di emendamenti già nella prima fase, presso la Commissione Affari costituzionali Camera, alla quale sono già assegnati una proposta d’iniziativa popolare e numerose altre presentate dai deputati dei vari gruppi e che ha proceduto ad una numerosa serie di audizioni.
E’ bene ricordare che il rappresentante del Governo, in assenza di una proposta governativa e, a quanto risulta, anche di un accordo Governo-proponenti, sarà libero di valutare di volta in volta se uniformarsi al parere del relatore, facendo prevalere o meno il contenuto del testo unificato di cui sopra.
Così come Gruppi o singoli parlamentari dei Gruppi che appoggiano il Governo sarebbero liberi di adeguarsi o meno al parere del Governo e non dovrebbero neanche vedersela col partito di appartenenza, se tra quelli che hanno fatto conoscere il proprio dissenso su alcune scelte adottate nel testo.
A questo si aggiunge un’altra incognita, dovuta al comportamento che adotteranno i parlamentari dei gruppi che non appoggiano il Governo, che potrebbero portare a intese maggioranza-opposizione su contenuti opposti, senza dimenticare possibili iniziative personali che potrebbero prendere i parlamentari della stessa FI.
Se ne è avuto un primo esempio immediatamente prima dell’ufficializzazione del testo, quando FI aveva prospettato l’ìpotesi, poi rientrata, di una modifica per non penalizzare la Lega Nord.
Il testo, criticabile e criticato anche per quanto riguarda i citeri riguardanti la composizione per genere delle liste bloccate, dovrà fare i conti anche con il patto trasversale tra le deputate di tutti i gruppi annunciato nella conferenza stampa del 21 gennaio.
E’ previsto che l’’Aula della Camera avvierà la discussione della legge elettorale nel pomeriggio di mercoledì 29 gennaio: lo ha deciso oggi la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Le votazioni sul testo avranno inizio il 30 gennaio.
Successivamente l’iter proseguirà al Senato, dove si riapriranno i giochi.
La strategia del nuovo Segretario del PD, che ha scelto di non partire da intese con i partiti al Governo, comincia a mostrare i lati deboli e permette una facile previsione.: il testo è blindato solo nelle intenzioni.
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Ecco le norme antidiscriminatorie previste all’articolo 1, comma 3 per la Camera e all’articolo 2, comma 14 per il Senato
« Ogni lista, all’atto della presentazione,è composta da un elenco di candidati, presentati secondo un ordine numerico.
La lista è formata da un numero di candidati pari almeno alla metà del numero di seggi assegnati al collegio plurinominale e non superiore al numero di seggi assegnati al collegio plurinominale. A
pena di inammissibilità, nel complesso delle candidature circoscrizionali di ciascuna lista nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore al cinquanta per cento, con arrotondamento
all’unità superiore, nella successione interna delle liste nei collegi plurinominali non possono esservi più di due candidati consecutivi del medesimo genere.”
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