Italicum- Preferenze si preferenze no: uscire dal muro contro muro con primarie regolate per legge

 

“Il testo è blindato solo nelle intenzioni.” Era la facile previsione oggetto del post pubblicato il 23 gennaio.

 E nel post di oggi la conferma dalle notizie su quanto sta accadendo in Commissione Prima Camera, presieduta con una certa spregiudicatezza, per usare un eufemismo.

 Una spregiudicatezza del presidente Sisto (FI), che fa sospettare che alle intenzioni manifestate dai renziani che avevano chiesto e ottenuto il trasferimento dal Senato alla Camera della riforma elettorale del Parlamento se ne aggiungessero altre meno nobili e non dichiarate.

E il gioco delle parti sembra anche collegato allo scontro sulle preferenze, che l’attuale minoranza del PD aveva respinto, quando a suo tempo si era schierata per un maggioritario a doppio turno e ora, di fronte ad una proposta che sa molto di maggioritario, anche se non si può dire, si batte per le preferenze, schierandosi accanto a proporzionalisti storici.

L’evoluzione, o involuzione, delle tecniche di ingegneria elettorale, parte dal porcellum, ma trova un ottimo esempio anche nell’Italicum. Sono superati i mix di una volta tra maggioritario e proporzionale che si trovavano ad esempio nel Mattarellum, evidenziato alla Camera, e nascosto al Senato. Un mix che lasciava spazio comunque alla classificazione del sistema nell’uno o nell’altro campo, a seconda della prevalenza del numero di seggi di riferimento.

Con il porcellum erano iniziate le difficoltà: un sistema proporzionale, ma con aspetti anomali. Ancora maggiori perplessità si riscontrano nel classificare l’italicum, in cui il maggioritario ufficialmente non compare, ma, a guardar bene,  l’impianto richiama quel maggioritario plurinominale di cui la costituzionalista Lorenza Carlassare parlò al Convegno del 5 giugno organizzato dalla Rete per la Parità, al quale intervennero tra i relatori anche D’Alimonte e Ceccanti.

In ciascun collegio (e il termine compare anche nell’italicum) liste bloccate corte, che dovevano anche essere alternate per genere secondo quanto annunciato da Renzi alla Direzione nazionale del PD.

Un secco no all’ipotesi di introdurre le preferenze, sta creando una situazione di muro contro muro.  Forse se ne potrebbe uscire con l’aggiunta nel testo della previsione di primarie regolate per legge.

 La ricerca della fiducia nella classe politica passa anche per soluzioni come queste, purché non si ricorra a trucchi e trucchetti, come si sta facendo per le norme di garanzia di genere.

Al limite le primarie regolamentate per legge potrebbero anche non essere obbligatorie per tutti i partiti. Il primo a non volerle obbligatorie e quindi a non avvalersene, sarebbe FI, visto il secco no di Berlusconi sia alle primarie richieste tempo fa nel PDL, sia alle preferenze ora.  Ma elettori ed elettrici potrebbero orientarsi nel voto tenendo conto anche di chi vuole usufruire di una nuova legge che per tanti aspetti ricalca il peggio del passato, e chi rinuncia a nominare i propri parlamentari.

Una distinzione netta, che impedirebbe anche primarie partecipate, ma gestite in maniera criticabile, come quelle che finora ci sono state.

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