Da oggi al 25 febbraio, giorno in cui abbiamo programmato una Tavola rotonda sulla riforma elettorale del Parlamento, di avvenimenti nella politica italiana ne saranno intervenuti molti e non abbiamo la sfera di cristallo per enumerarli tutti.
Dovrebbe chiarirsi l’iter dell’Italicum alla Camera: è calendarizzato per il prossimo martedì 18 il ritorno in Aula, ma un ulteriore slittamento potrebbe essere giustificato con le vicende del Governo.
Le Camere dovrebbero, infatti, proprio in quella settimana essere impegnate nella fiducia al Governo, Letta bis o Renzi 1 che sia.
L’intreccio tra vicende del Governo e (stentato) cammino dell’Italicum non si ferma qui.
La coincidenza dei giorni, anzi delle ore, che si riscontra in quel fatidico lunedì 10 febbraio, che ha visto cambiare la posizione di Renzi dal “Chi me lo fa fare” alla cena al Quirinale quasi da investitura, lascia aperta l’ipotesi che di fronte al possibile fallimento del ruolo di Renzi padre delle riforme, lui abbia scelto di saltare un passaggio e piombare a piè pari nel territorio di Letta.
Che l’Italicum abbia deragliato, o meglio sia stato immobilizzato da una frana come il treno sulla costa ligure, è stato chiaro proprio quel lunedì 10, che fino alle 23,20 ha visto le riunioni del Comitato dei 9 della Prima Commissione alle prese con l’algoritmo Sisto, tempestivamente annunciato come contenuto di uno dei tre emendamenti, ma rimasto nel limbo.
Ancora oggi, come avevamo scritto ieri su questo Blog, non è ancora ufficiale il risultato della riunione del comitato di 9 di lunedì. I giorni che passano sembrano confermare sempre più l’ipotesi che non sia ancora risolto il nodo dell’attribuzione dei seggi e che non sia solo una questione tecnica. Renzi e i suoi potrebbero essersi scontrati con la difficoltà di non far saltare l’accordo con Berlusconi e di portare in Aula una proposta che funzioni.
Ciò che non quadra è come Renzi si possa presentare oggi alla Direzione del PD e si sia presentato lunedì al Quirinale, nelle vesti di un presidente del Consiglio che assicuri il varo delle riforme, a partire dalla legge elettorale per il Parlamento, da completare con la riforma costituzionale del Senato e quella del Titolo V.
Se non c’è riuscito Letta con Il Governo delle larghe intese, se non c’è riuscito Renzi Segretario del PD con l’accordo con Berlusconi, come potrebbe riuscirci il presidente del Consiglio Renzi, con una maggioranza ancora da definire, ma sicuramente meno ampia di quella che aveva sostenuto l’investitura di Letta?
PS per saperne di più sul lavoro della Commissione per le riforme costituzionali insediata da Letta, vedi il volume “Per una democrazia migliore” allegato, reperibile online in
http://riformecostituzionali.gov.it/primo-piano/283-disponibile-il-volume-per-una-democrazia-migliore-relazione-finale-e-documentazione-in-formato-digitale.html
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