L’elezione dei giudici della Corte Costituzionale. Le norme, i nomi che circolano:

Art. 135. Costituzione
La Corte costituzionale è composta di quindici giudici nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica, per un terzo dal Parlamento in seduta comune e per un terzo dalle supreme magistrature ordinaria ed amministrative.
I giudici della Corte costituzionale sono scelti tra i magistrati anche a riposo delle giurisdizioni superiori ordinaria ed amministrative, i professori ordinari di università in materie giuridiche e gli avvocati dopo venti anni d’esercizio.
I giudici della Corte costituzionale sono nominati per nove anni, decorrenti per ciascuno di essi dal giorno del giuramento, e non possono essere nuovamente nominati.
Alla scadenza del termine il giudice costituzionale cessa dalla carica e dall’esercizio delle funzioni.
La Corte elegge tra i suoi componenti, secondo le norme stabilite dalla legge, il Presidente, che rimane in carica per un triennio, ed è rieleggibile, fermi in ogni caso i termini di scadenza dall’ufficio di giudice.
L’ufficio di giudice della Corte è incompatibile con quello di membro del Parlamento, di un Consiglio regionale, con l’esercizio della professione di avvocato e con ogni carica ed ufficio indicati dalla legge.
Nei giudizi d’accusa contro il Presidente della Repubblica, intervengono, oltre i giudici ordinari della Corte, sedici membri tratti a sorte da un elenco di cittadini aventi i requisiti per l’eleggibilità a senatore, che il Parlamento compila ogni nove anni mediante elezione con le stesse modalità stabilite per la nomina dei giudici ordinari.

Come si procede:
Il Parlamento e’ convocato il 12 giugno, alle ore 12, in seduta comune, per procedere alla votazione per l’elezione di due giudici della Corte Costituzionale. I giudici nominati dal Parlamento in seduta comune sono eletti a scrutinio segreto e con la maggioranza di due terzi dei componenti nei primi tre scrutini. Per gli scrutini successivi e’ sufficiente la maggioranza di tre quinti dei componenti.

Le voci che corrono sulle trattative, condotte solo da uomini e i papabili, a parte la costituzionalista Silvia Niccolai, sono sempre uomini:

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Larghe intese, Violante corre per la Consulta
Inserito giugno 12, 2014 Da Fonte: il fatto quotidiano • Commenti
di Antonella Mascali Oggi il Parlamento comincia i lavori per eleggere due giudici della Corte costituzionale. Le trattative per individuare i nomi da votare in aula sono in corso da tempo, ma nelle ultime ore sembrano segnate dal clima sempre più da larghe intese sulla giustizia. Nella partita per i giudici costituzionali poi, il Quirinale non sta a guardare. Per ora, uno dei nomi che circola con più frequenza è quello di Luciano Violante. “Sponsorizzato da quelli del sistema, quelli che ci hanno fatto perdere a Livorno”, sussurra al Fatto uno dei Dem della nuova generazione. Più volte indicato, in passato, come candidato giudice costituzionale, ma mai eletto, Violante questa volta potrebbe farcela, visto anche la stima di cui gode al Quirinale. Altri nomi che circolano per l’area di centrosinistra sono quelli del costituzionalista Michele Ainis, anch’egli di fede quirinalizia, così come quello dell’attuale vicepresidente del Csm Michele Vietti, che ha visto sfumare la sua nomina a ministro della Giustizia del governo Renzi. Al suo ritorno a Roma dal viaggio in Oriente, il presidente del Consiglio sarà informato sulla partita Consulta da Lorenzo Guerini e Roberto Speranza che stanno parlando con Renato Brunetta, per Forza Italia, con Angelino Alfano, per Ncd, e con Andrea Romano, per Scelta Civica. Il Movimento 5 Stelle ha reso noto che i suoi candidati sono tre professori di diritto costituzionale indipendenti: Antonio D’Andrea (Università di Brescia), Franco Modugno (de “La Sapienza” di Roma), Silvia Niccolai (Università di Cagliari) e un avvocato, Felice Besostri. Per quanto riguarda il centrodestra, circola il nome di Nicolò Zanon, attuale membro laico del Csm, eletto quattro anni fa in quota Pdl. I due nuovi giudici sostituiranno Gaetano Silvestri e Luigi Mazzella, entrambi in scadenza a fine giugno, dopo i nove anni di mandato. Silvestri, di area Pd, è stato nominato presidente della Consulta il 19 settembre 2013. Mazzella, area Forza Italia, è stato nominato vicepresidente. Nella villa romana di Mazzella si svolse, nel maggio 2009, una cena riservata a cui parteciparono un altro giudice della Consulta, ancora in carica, Paolo Maria Napolitano, l’allora presidente del Consiglio Berlusconi, il Guardasigilli Alfano e il sottosegretario Gianni Letta, in vista della decisione della Corte sul Lodo Alfano, “salva Silvio”. I cinque giudici della Consulta di nomina parlamentare, in questo momento sono in maggioranza di area centrodestra: oltre a Mazzella e a Napolitano c’è Giuseppe Frigo, eletto nell’ottobre 2008. Di area Pd, oltre a Silvestri, c’è Sergio Mattarella, nominato a ottobre 2011. Se si ripeterà il solito schema politico anche con la prossima sostituzione di Silvestri e Mazzella, il rapporto resterà di tre a due per il centro-destra. Ma quale centrodestra? Quello di opposizione, quello di governo, o tutti e due? È questo il punto che sarà sciolto dalle prossime votazioni. I cinque giudici della Corte costituzionale scelti dal Parlamento sono eletti a scrutinio segreto e con la maggioranza dei due terzi durante i primi tre scrutini; dal quarto la maggioranza diventa dei tre quinti. In autunno, poi, toccherà al capo dello Stato nominare altri due giudici della Consulta: ai primi di novembre, infatti, scadono sia Sabino Cassese che Giuseppe Tesauro, scelti dall’ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.

Ma tra poco, ai primi di luglio, sarà nuovamente il Parlamento a giocare un’altra partita delicatissima: quella dell’elezione dei membri laici del Csm. L’intero consiglio, infatti, scade a fine luglio e l’elezione dei membri togati è stata fissata per il 6-7 luglio. “Contestualmente”, dice un comunicato del Quirinale, ci sarà l’elezione degli “otto componenti di designazione parlamentare”. Questa partita, almeno in apparenza, sembra in alto mare. Una fetta del Pd vedrebbe bene tra i membri laici Anna Rossomando, deputata e membro della segreteria di presidenza, nonché avvocato penalista.

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