Riforme – settembre 2015

 

Norme di garanzia di genere nelle leggi regionali elettorali
Approvato dal Senato, con 170 voti a favore, 3 contrari e 48 astenuti (M5S), passa all’esame della Camera, il ddl n. 1556, recante disposizioni volte a garantire la parità della rappresentanza di genere nei Consigli regionali.
Alla Camera i numeri sono diversi, ma se si pensa alle difficoltà che sono state frapposte alle norme relative ai Consigli comunali e a quelle poi inserite nell’ITALICUM, è facile prevedere che sarà di nuovo necessario il lungo e paziente lavoro svolto in Senato.
Di estremo interesse, anche per le voci contrarie, la lettura del resoconto della seduta conclusiva di ieri 8 settembre:
(http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Resaula&leg=17&id=938162),
Da non perdere la dichiarazione finale di Pina Maturani, prima firmataria del provvedimento, che ha sintetizzato con efficacia le motivazioni:
“Potrei parlarvi dell’obbligo che abbiamo di dare piena attuazione al combinato disposto degli articoli 3 e 51 della nostra Costituzione, così come potrei soffermarmi sulle pronunce della Corte costituzionale. Penso alla n. 49 del 2003 e alla n. 4 del 2010, con le quali il giudice delle leggi ha chiarito che le Regioni devono stabilire come doverosa l’attività promozionale per la parità di accesso alle consultazioni. Ma il punto, in realtà, non è solo di civiltà e cultura giuridica, che pure è essenziale. No: il punto è tutto politico. La presenza femminile nelle istituzioni rappresenta il raggiungimento di una democrazia pienamente compiuta. Le donne non sono una quota da proteggere o una categoria di interessi. Sgombriamo il campo da qualsiasi distorsione terminologica e soprattutto culturale: le donne sono socie fondatrici al 50 per cento del genere umano. Da tale premessa parte il disegno di legge e a questo dato guarda. Le donne non sono un soggetto debole, non devono più dimostrare nulla nell’agone politico, tutt’altro. Lo testimoniano la nostra quotidiana affermazione di talento, sapere e competenze; l’autorevolezza con cui ricopriamo incarichi di responsabilità politica in Italia, come anche in teatri internazionali, in misura sempre più crescente. Il punto è che a questa forza non è corrisposta, per lunghi decenni, un’adeguata proiezione pubblica. È uno iato che, se colmato in parte nelle Aule parlamentari, nei Consigli comunali e nei board aziendali, nelle ultime consultazioni europee è ancora ben lungi dall’essere colmato nei Consigli regionali. È un dato non più accettabile, anche alla luce del percorso di riforme istituzionali che questo Parlamento ha intrapreso, dove il Senato della Repubblica che si va delineando sarà composto per la maggior parte da consiglieri regionali.”
Per saperne di più:
di nuovo riportiamo il link al documento con la situazione aggiornata sia della legislazione nelle varie Regioni che della composizione dei Consigli regionali.
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DOSSIER/934874/index.html

Riforma costituzionale in terza lettura al Senato
Come ampiamente diffuso nei mass media, ancora in corso trattative all’interno del PD, della maggioranza e anche con le opposizioni.
Il disegno di legge n. 1429-B (revisione della Parte II della Costituzione) è ancora all’esame della Commissione Affari Costituzionali: sono stati presentati 513.450 emendamenti, disponibili ora online, in formato pdf, nella home page della Commissione (box “In evidenza”). Mercoledì 9 e giovedì 10 sono previste le audizioni dei rappresentanti delle Regioni. L’illustrazione degli emendamenti avrà inizio nella seduta che sarà convocata per martedì 15 settembre.
Unioni civili
In Commissione Giustizia prosegue la discussione del disegno di legge in materia di disciplina delle coppie di fatto e unioni civili (A.S. 14 e connessi).
Ancora manca l’accordo sul testo unificato della relatrice in Commissione che dovrebbe introdurre in Italia le Unioni civili.
La Commissione Giustizia è partita da undici disegni di legge e una petizione, (escluse, evidentemente, le proposte presentate alla Camera).Unioni civili in Commissione Giustizia Senato
Nell’apprezzare il grande lavoro della senatrice Monica Cirinnà, la proposta di compromesso risulta quasi esclusivamente orientata a disciplinare le unioni omosessuali e carente nella tutela dei componenti delle unioni etero. Le misure previste in favore del partner più debole sono insufficienti e generiche; per il resto si rimette il problema alle pattuizioni tra le parti, che ben possono non intervenire mai.
Anche il dibattito in corso nella dottrina e nei mezzi di informazione sembra ignorare totalmente la necessità di regolare compiutamente le famiglie di fatto.
Ci sarà l’opportunità di approfondire anche questa parte della questione?

Decreti attuativi del Jobs Act
Finalmente per le dimissioni obbligatorio il modulo da scaricare, come previsto in passato dalla Legge poi cancellata e come da tempo chiedevamo.
Forse, però, le resistenze a rinunciare all’odiosa pratica della lettera di dimissioni sottoscritta al momento dell’assunzione si sono ridotte perché è più facile licenziare.
Commento della Vicepresidente del Senato:
04-09-2015 18:09
Lavoro: Fedeli, bene decreti attuativi jobs act, stop dimissioni in bianco
Roma, 4 set. (AdnKronos) – “Trovo positivo che il Consiglio dei ministri abbia approvato in tempi rapidi gli ultimi quattro decreti legislativi attuativi del jobs act, si tratta di punti estremamente importanti che andranno a completare il processo di riforma del mercato del lavoro in alcuni dei suoi aspetti più innovativi, come l’estensione degli ammortizzatori, il riordino delle politiche attive, il contrasto alle dimissioni in bianco per le donne”. Lo dichiara in una nota la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli (Pd), commentando l’approvazione degli ultimi quattro decreti legislativi attuativi del jobs act riguardanti le semplificazioni, il riordino degli ammortizzatori, la razionalizzazione dell’attività ispettiva e il riordino delle politiche attive.
“Due sono gli aspetti che trovo particolarmente importanti tra quelli chiariti oggi – continua Fedeli – Primo che le dimissioni non saranno più valide senza un modulo datato e certificato, contrastando così il vergognoso fenomeno delle dimissioni in bianco che colpisce ancora molte donne”.

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