Quando abitavamo a Napoli con i miei genitori andavamo spesso a casa della mia nonna materna, Maria Caprioli vedova de Conciliis.
C’erano sempre anche le mie zie Pia e Marta, che vivevano ancora con lei.
Molte volte mi dicevano di andare da Filomena, in cucina, e farmi dare “Nu’ cuppetiell d’intrattieni”,
Io non capivo cosa fosse, ma andavo e riferivo, perché sapevo che mi aspettava una cosa gradevole.
Filomena, la cameriera che aveva iniziato a lavorare in quella casa a quattordici anni, coetanea di mia zia Marta, mi raccontava cose divertenti accompagnate da smorfie buffe, e io passavo una piacevole mezz’ora in sua compagnia.
Avevo appena tre, quattro o cinque anni, solo più tardi ho capito che nel frattempo i grandi parlavano di cose che non era il caso che io sentissi e ho apprezzato la sensibilità e l’intelligenza che suggerivano loro di allontanarmi.
Ecco, io vorrei che anche oggi, soprattutto in questi drammatici giorni, bambine e bambini fossero tenuti al riparo da discorsi e immagini televisive che non sono in grado di elaborare da soli senza danno.
Non si tratta di tenerli all’oscuro, anche perché non sarebbe possibile, ma di informarli nel modo giusto, attraverso le parole di mamma e papà, soprattutto rispondendo alle loro domande che si spera facciano a genitori non troppo indaffarati.
Nonna Rosanna
15 novembre 2015
Rispondi