Crescono i numeri, ma le donne diminuiscono.
Sono stati nominati 9 uomini e 4 donne.
Il Governo Renzi fa perdere ogni speranza di avere una ministra per le Pari Opportunità.
L’attenzione dedicata nel discorso di auguri dal Presidente della Repubblica alla situazione delle donne non ha portato a nessun risultato.
Si rottamano le donne e i loro diritti.
Se davvero, come annunciato dai mass media, sarà conferita la delega alla famiglia al neoministro agli Affari regionali (per la verità la certezza l’avremo solo dopo che domani alle 19, il nuovo Ministro avrà giurato al Quirinale), l’attenzione si sposterà sulla famiglia, e le donne, già penalizzate con la mancata nomina della Ministra alle Pari Opportunità, sarebbero ancora maggiormente oscurate, come è prassi in tutti i paesi più retrogradi.
Anni fa facemmo uno studio sul lessico dei politici e risaltava con grande evidenza che nei paesi dove l’attenzione è alla famiglia, le donne sono oppresse.
E, se guardiamo ai numeri, confermato l’addio al Governo 50&50,dopo le dimissioni un anno fa di quella agli Affari regionali e l’importante Dicastero degli Affari Esteri, già assegnato a una donna, passato ad un uomo.
Da domani i ministri saranno di nuovo 16, ma solo 6 le donne
Per non parlare delle viceministre e delle sottosegretarie, che già nella prima composizione e nell’attuale non rispettavano il 50&50,
Crescono le preoccupazioni anche per i nuovi equilibri all’interno della maggioranza, che influiranno sulle politiche di governo nel futuro. Le nomine fatte oggi dal Consiglio dei ministri, oltre ad intervenire su incarichi vacanti da tempo, rappresentano un notevole rafforzamento nel Governo dell’area più moderata (NCD Area Popolare e Scelta Civica) oltre al premio a chi ha lasciato un gruppo dell’opposizione.
Prove tecniche, dopo quelle della spartizione delle presidenze e vicepresidenze della Commissioni in Senato, per evitare problemi col voto sulla legge Cirinnà.
Per tutelare, giustamente, i diritti delle coppie omosessuali, dispiace l’alto prezzo che prefigura un arretramento inaccettabile su conquiste costate anni di rivendicazioni, e toglie le speranze che in tempi brevi, o almeno accettabili, si possano eliminare discriminazioni come quelle dell’obbligo del cognome paterno (che ha portato alla condanna dell’Italia a Strasburgo), o situazioni di svantaggio economico (donne sottooccupate e sottopagate), che arrecano danni all’economia e influiscono sulla denatalità.
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Questi sono i nuovi incarichi, come resi noti dal sito del governo:
Il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, ha annunciato al Consiglio il suo intendimento di nominare:
– Tommaso NANNICINI a Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio;
– Vincenzo AMENDOLA a Sottosegretario al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;
– Federica CHIAVAROLI a Sottosegretario al Ministero della giustizia;
– Gennaro MIGLIORE a Sottosegretario al Ministero della giustizia;
– Antonio GENTILE a Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo economico;
– Antimo CESARO a Sottosegretario al Ministero dei beni, delle attività culturali e del turismo;
– Dorina BIANCHI a Sottosegretario al Ministero dei beni, delle attività culturali e del turismo;
– Simona VICARI da Sottosegretario al Ministero dello sviluppo economico a Sottosegretario al Ministero dei trasporti e delle infrastrutture.
Il Presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi ha inoltre annunciato che assumeranno la carica di Viceministro:
– Teresa BELLANOVA da Sottosegretario al Ministero del lavoro a Viceministro al Ministero dello sviluppo economico.
– Mario GIRO da Sottosegretario a Viceministro del Ministero degli affari esteri e della cooperazione;
– Enrico ZANETTI da Sottosegretario a Viceministro del Ministero dell’economia e delle finanze.
Ci sono altri due nuovi incarichi non ufficiali ma che sono stati concordati nel CdM: la nomina di Enrico Costa (NCD) a ministro per gli Affari regionali e quella di Ivan Scalfarotto (PD) a viceministro per lo Sviluppo Economico, in sostituzione di Carlo Calenda che il 18 marzo diventerà il nuovo rappresentante permanente del governo all’UE.
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