Clamorose sviste (non vogliamo infierire) del M5S nello schema della delibera per le modifiche allo Statuto di Roma Captale,Proposta delibera modifica Statuto Roma Capitale che sono state segnalate senza successo da Annamaria Bianchi di Carteinregola (di cui Aspettare stanca fa parte) durante l’audizione di alcune associazioni in Commissione Statuto di Roma Capitale e nei successivi scambi di vedute con il consigliere Stumi, vicepresidente della Commissione, primo firmatario della proposta di delibera e con la consigliera Guerrini , presidente della Commissione delle elette.
Le più gravi riguardano la composizione delle Giunte di Roma Capitale e Municipali, con la cancellazione della presenza paritaria di donne e uomininere, introdotta dallo Statuto del 2013,STATUTO_T_VOLUMETTO e la composizione della nuova Commissione per le pari opportunità che sostituisce la Commissione delle elette (solo donne) , nella quale ora basterebbe, se le modifiche passassero, anche la presenza di una sola donna.
Sono norme da cancellare perché in contrasto con i principi costituzionali, disposizioni europee e internazionali e la legge n. 56/2014, c.d. Delrio. Favorirebbero accordi su uomini scelti in base a vecchie logiche spartitorie partitocratiche e impedirebbero l’arrivo di donne competenti.
Un inaccettabile ritorno all’indietro rispetto a una conquista che ha una storia collettiva da rispettare. La quota del 50% fu introdotta nel 2013 nello Statuto di Roma Capitale dall’emendamento firmato da Monica Cirinnà (PD) e Gemma Azuni (SEL) – “Fra i nominati è garantita la presenza, di norma in pari numero, di entrambi i sessi, motivando le scelte difformemente operate con specifico riferimento al principio di pari opportunità” .
Il M5S cerca giustificazioni sostenendo che nelle giunte comunque deve essere rispettata la percentuale minima del 40% di rappresentanza di genere prescritto appunto dalla legge nazionale cosiddetta Delrio, e presentando le proposte di modifica come un aggiornamento dovuto rispetto alla preesistente normativa (215/2012)(2) che fissava ad 1/3 la proporzione”. Posizione da respingere, dato che lo Statuto vigente, approvato il 7 marzo 2013, sarebbe caso mai da aggiornare con quanto previsto dalla successiva legge Delrio. Aggiornamento che in ogni caso non è per niente “dovuto” perché la legge dispone che “nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento”, e che quindi nulla vieta ai Comuni di prevedere il criterio paritario, come quello ora vigente per Roma Capitale.
vedi anche http://www.carteinregola.it/index.php/il-problematico-rapporto-tra-m5s-e-societa-civile/#
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