L’impiego dei big data negli ultimi anni ha assunto un ruolo preponderante e di notevole importanza, infatti questa forma di appropriazione di dati, scaturito dall’inarrestabile sviluppo tecnologico è passato dall’essere una moda passeggera ad un vero e proprio fenomeno radicato
Il presidente dell’autorità garante per la protezione dei dati personali Antonello Soro, ha più volte ribadito il ruolo dei big data e del pericolo che possono provocare per i cittadini. “Le nostre democrazie appaiono più deboli”, ha dichiarato il garante. “In questa situazione si rischia di consegnare a poche multinazionali digitali non soltanto la supremazia economica, ma il potere di conoscere i fenomeni che possono governare e influenzare il nostro sapere”.
Nonostante le opportunità che l’utilizzo dei big data può offrire, il vero e proprio rischio è che i cittadini siano inglobati in profili sempre più dettagliati basati sulle informazioni che le aziende raccolgono nel momento di un acquisto o una sottoscrizione.
In sostanza i Big data sono una mole non quantificabile di dati che ogni persona attraverso i dispositivi elettrici, come cellulari, pc, IOT (Internet of things) e non solo producono. Il vocabolario Treccani alla lemma big data sottoscrive: “ingente insieme di dati digitali che possono essere rapidamente processati da banche dati centralizzate.”
Ad esempio, si tratta di tutti i dati che possono essere ricavati da ogni nostra interazione quando siamo connessi a internet o quando usiamo dispositivi elettronici (come le carte di credito): dalla geolocalizzazione alle applicazioni usate, dalla nostra cronologia di navigazione alle ricerche che facciamo su Google e ancora i contenuti che produciamo su social network o altri siti, comprese tutte le informazioni che non ci rendiamo conto di dare.
Notizia degli ultimi giorni lo scoppio del caso Facebook-Cambridge Analytica sull’uso dei dati degli utenti del social network per fini elettorali, notizia che ha riportato una risonanza importante anche oltre oceano Antonello Soro in un’intervista rilasciata al mattino, ha lanciato un vero e proprio allarme.
Non si deve pero tralasciare il grande contributo che i big data hanno assunto negli ultimi anni nella gestione delle emergenze e nel telesoccorso. Sono molte le aziende e gli enti pubblici che ne fanno buon uso al porre soluzioni a tematiche importanti come soccorso d’emergenza in fase di disastri e catastrofi
I “Big data” – si legge ne documento della Camera dei deputati 16/4/2015 – sono diventati un fattore essenziale anche per l’economia, affiancandosi alle categorie classiche delle risorse umane e finanziarie.
Secondo le previsioni (studio Worldwide Big Data Technology and Services – 2012-2015 Forecast), il mercato mondiale della tecnologia dei big data e dei servizi correlati raggiungerà i 16,9 miliardi di dollari USA nel 2015, registrando un tasso di crescita annuo medio del 40%, circa sette volte superiore a quello del mercato complessivo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC).
Nasce quindi l’esigenza di fare chiarezza sul complesso ed affascinante mondo dei big data e domandarsi se questo potente mezzo d’informazione debba subire delle restrizioni o limitazioni d’uso.
Roma, 25 marzo 2018
Francesco Carolei
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