La sedicenne Desirée Mariottini è morta anche di proibizionismo.
Quando l’eroina devi comprarla – perché nessuna struttura pubblica la fornisce ai tossicodipendenti – aggiungi alla disperazione anche i reati e – se sei una giovane donna – la prostituzione estrema. La limitazione del danno non è una scelta morale, perché ammette l’errore con realismo e si concentra nel ridurne le conseguenze. Eppure, con tutti i suoi limiti “di principio”, salva vite. E alle volte – dopo averle salvate – le recupera.
Desirée poteva essere viva se fosse stata seguita da una struttura pubblica di somministrazione di stupefacenti? Forse sì. Perché nei paesi dove queste strutture esistono, sono il mezzo per contattare, conoscere e seguire i consumatori terminali di droghe pesanti, con il doppio vantaggio di essere sempre pronti ad un loro desiderio di ravvedimento e salvaguardarli dai reati e malattie collaterali. Ma le “camere delle siringhe” presenti nel nord Europa, dove persone di ogni età si iniettano la droga, sconvolgono i nostri benpensanti. Gli stessi che poi non hanno remore sapendo che questi malati vagano nei nostri parchi e negli anfratti delle città, esposti a tutti i rischi.
Anche il perbenismo è una tossicodipendenza.
E dovremmo in molti disintossicarci dall’ipocrisia.
Massimo Marnetto
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