“Il Cile s’è svegliato!”: a Piazza del Popolo è questo il grido dei cileni e degli italiani solidali, per manifestare contro la sanguinosa repressione del Governo Pinera. Ci sono bandiere cilene insieme a quella dell’antico popolo dei Mapuche. “Che vuol dire – mi spiega una ragazza che la indossa sulle spalle – “Popolo della Terra”. Sulla scalinata dell’obelisco c’è un gruppo che suona musica andina di lotta popolare, con chitarre e flauto di pan. Il sole è quasi estivo e scintilla nelle bolle di sapone che un giocoliere lancia in aria. “Stringo forte la mano – canta il cileno con codino che guida il gruppo, mentre una signora mi traduce – e affonda l’aratro nella terra. Sono anni che la lavoro e mi sento sfinito” C’è il lenzuolo con scritto “El pueblo unido!”. Parla un studente per portare i saluti dei suoi compagni e lancia il presidio per giovedì davanti all’ambasciata cilena “Noi siamo vicini agli studenti cileni – scandisce nel microfono scadente – che vengono selvaggiamente bastonati e anche ammazzati. Sì, perché in Cile si è tornati a morire di polizia!” Tutti alzano pentole e cucchiai e battono all’impazzata mentre parte corale la canzone del “Comandante Che Guevara!”, Parla anche il vignettista Vauro, un sindacalista, un anziano esule: “Noi che siamo partiti ai tempi di Pinochet – dice mentre la piazza si ferma – non pensavamo che dopo tanti anni si potesse tornare a quel terrore”. Arriva un messaggio in italiano da Sepulveda. “Hanno privatizzato l’acqua – si sente a stento dallo smartphone attaccato al microfono – la sanità, le scuole… lottiamo per stipendi umani, per la nostra dignità…grazie italiani, perché non ci avete mai abbandonato”. Riparte il pentolame di gioia. Riprende la musica con “El pueblo unido” Le donne si legano i capelli dal caldo. Intanto vedo che c’è molta più gente di quando sono arrivato. Mentre me ne vado, leggo un cartello alzato da una ragazza dai bei tratti andini “Ci avete tolto tutto… Anche la paura!”
Massimo Marnetto
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