Da Massimo Marnetto
Viva: questo è il significato del nome arabo Aisha, che Silvia ha scelto dopo la sua conversione all’Islam “senza costrizioni”. Una doccia fredda per chi fa del cristianesimo un culto identitario, quasi che della cooperante ci avessero restituito il corpo e si fossero tenuti l’anima. Così la festa del rientro per alcuni si è trasformata in una gioia mutilata.
Per me, la sua conversione sono affari suoi. Mentre è di interesse generale la professionalità delle Associazioni umanitarie. Che si misura dall’indice di sicurezza che predispongono per i loro cooperanti.
E quindi aspetto di sapere se e quali precauzioni aveva adottato la Onlus Africa Milele, quando ha inviato Silvia nel villaggio somalo; e se ci sono altri volontari esposti al sequestro nelle stesse zone o in altre aree ad alto rischio nel mondo. Adesso, infatti, i nostri operatori sono più in pericolo, perché “l’Italia paga”. Meglio che il Ministero degli Esteri avvii una profonda revisione delle missioni umanitarie, per verificare nei progetti in corso l’esistenza di misure adeguate per prevenire altri rapimenti e imporle, se insufficienti. Fino a interrompere quelle che non fosse possibile svolgere in sicurezza. Altrimenti, prepariamoci al prossimo caso.
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