Volete i soldi dall’Europa? Ve li diamo, ma programmate riforme per spenderli bene e non chiederli di nuovo.
In sintesi, è questa la formula con cui si è trovato un compromesso sul Recovery Fund, per far arrivare molti euro-miliardi all’Italia. Ma non saranno soldi “facili”, visto che verranno concessi a fronte di un serio piano di riforme strutturali, che la UE vuole verificare man mano che si realizzeranno, pronta a bloccare l’erogazione delle rate successive, se ravvisa ritardi nelle scadenze precedenti.
Per me, queste “condizionalità” valgono più dei soldi.
Perché solo sotto una forte motivazione economica esogena, la nostra politica domestica potrà uscire dalla mentalità dell’emergenza con cui ha operato per decenni e approdare a disegni più lungimiranti di trasformazione sociale. Detto meglio, più forte delle lobby nazionali avvinghiate alle rendite da immobilismo, c’è solo l’enorme pressione straordinaria dell’Europa. Che pretende maggiore efficienza delle istituzioni (giustizia veloce, lotta all’evasione, riduzione dell’uso di combustibili fossili, ecc.). Così, anche i politici più riluttanti per l’impopolarità dei cambiamenti senza effetti immediati, potranno schermarsi dietro alla “severità” europea e non pagare il calo di consenso. Che ha sempre punito chi si allontanava dalla perversa aspettativa del poco-maledetto-e-subito (taglio tasse, condoni, rottamazioni, ecc.).
Massimo Marnetto
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